Recensione N.26: “Allunaggio di un immigrato innamorato” di Mihai Mircea Butcovan. II

A cura di Karim METREF

Ho dovuto chiudere il libro e accertarmene. Sì, la copertina del libro recita: Allunaggio di un immigrato innamorato – Romanzo. è ben scritto “romanzo”, e non altro.

allunaggioMa che Allunaggio di un immigrato innamorato sia veramente un romanzo, questo, continuo a dubitarne fortemente. Quando si è un editore e che si ha un’opera tra le mani si ha l’obbligo di classificarla in qualche modo. Ma mi immagino le difficoltà che avrà avuto Il signor Besa Editore nel classificare l’opera di Mihai Butcovan. In effetti dove collocare un lavoro in cui una storia di fondo c’è – non narrata, semplicemente indovinata, così… in sottofondo- ma in cui ogni breve paragrafo è una poesia, una prosa, un pensiero, un susseguirsi di battute, di aforismi… c’è perfino una gara di rime in stile Rap… Il tutto scritto sotto forma di un diario!

La storia che fa da sottofondo a queste raffiche (Raffiche vere di vento o di mitragliatrice, non quelle della “Royal Air Force” come viene citato ad un certo punto nel libro), raffiche di parole sparate ad intermittenze più o meno irregolari, è particolare. Molto particolare.

Un poeta un po’ morto di fame, come tanti dei suoi colleghi, ma soprattutto assettato di birra e di bellezza, s’innamora di una cameriera in un misero bar popolare. Fin qua niente di nuovo.

Soltanto che il poeta è, oltre che povero, anche romeno (cioè il peggio del peggio. Questo si può dire, non è più politicamente scorretto, l’ha proclamato anche Veltroni dalla sua rinomata cattedra di Politically Correct Language: Romanian is not beautiful!), e la dolce cameriera, di nome Daisy, è di una famiglia, che oltre che di nuovi ricchi, è fatta di attivisti leghisti e che il tutto ha per quadro la Brianza: il cuore della Padania “padaneggiante”. “Lumbard laùra e paga i tass, i Terrun ciapan i danèe” è il leitmotiv di questa allegra compagnia e per la quale peggio dei Terrun ci sono solo i “vucumpra” e altri “alieni”.

Il tutto finisce , come si poteva intuire, molto velocemente con una lettera di Daisy piena di veleni e di insulti molto elaborati -che l’autore chiama pudicamente metafore- tra cui il più gentile- almeno secondo me- è quello di “vampiro birraiolo”. L’immigrato, in guisa di risposta, manda il diario che ha tenuto durante i 18 mesi che vanno dall’incontro al bar Moon (cioè luna per cui l’allunaggio…), fino alla chiusura dell’effimero “idillio” – idillio tra virgolette, ovviamente, molto tra virgolette.-

Il viaggio dell’immigrato Mihai nel mondo degli alieni, gli unici, in fin dei conti, alieni veri. Perché a forza di rifiutare tutto ciò che non gli assomiglia, escludono se stessi dal genere umano che è fortunatamente diverso e variegato. Il viaggio di Mihai nel mondo di questa profonda alterità lo porta, come ogni viaggio che ne vale la pena, a viaggiare anche nella sua propria vita. A rivivere quei momenti, ricordi ed emozioni che ti modellano il carattere di un uomo, come le intemperie modellano il paesaggio.

Forse questa poteva essere una buona collocazione per l’opera… diario di viaggio: viaggio intorno alla natura, alla vita, ai ricordi, alla storia e le emozioni di un poeta nato in Transilvania nell’era “Ceaucescuiana” e che finisce nella Brianza dell’era Berlusconiana

Un viaggio che ci fa capire che in fin dei conti i vampiri esistono veramente e non solo in Transilvania… E che tutto sommato anche loro, come gli uomini, in fondo in fondo, sono tutti uguali.

 

Allunaggio di un immigrato innamorato. Mihai Mircea Butcovan.  Besa, 2006, Pp.112, Euro 10,00, ISBN 88-497-0339-2